Archive for May 27, 2011

L’ABITO FA IL MONACO?…

May 27, 2011

SI! Se vedi uno con il saio pensi che fa il monaco.

NO! Il finto monaco potrebbe aver rubato il saio.

L’ennesimo libro sull’argomento scritto da Alberta Marzotto, e che non ho  letto, mi ha spinto a farvi la domanda del sondaggio. E il risultato è stato un perfetto pareggio: così è se ti pare!

Proprio così, la realtà non è oggettiva. Tutti vedono quello che sembri e pochi sentono quello che sei. E se, come Vitangelo Moscarda in “Uno nessuno centomila”, ci chiediamo come gli altri ci vedono vestiti in quel modo, dobbiamo sapere che diamo immagine di tante personalità diverse a seconda delle occasioni perchè la prima cosa che facciamo è valorizzare il nostro lato esteriore che è il primo a essere percepito. Quindi “impariamo” a vestire in maniera adeguata in ogni situazione della vita. Ecco che l’abito diventa comunicazione. Comunichiamo tanto di noi con “quel vestito addosso in quel momento”.

Mica hai una seconda possibilità per fare una buona prima impressione? E la prima impressione che si ha di noi si basa non su quello che diciamo, ma da come ci vestiamo. L’abito fa il manager, il meccanico, il prete, la cameriera, l’infermiera, il medico, l’hippy, i cosplay… L’abito parla di noi più di quanto pensiamo. Parla di epoca e civiltà, di appartenenza a un gruppo e di società. Poi, ci sono le cose che diciamo, i gesti, il garbo, le movenze , il gusto di ognuno, che apportano altro significato alla nostra immagine e formano la nostra vera personalità.

“Vesti male e tutti noteranno il vestito, vesti bene e tutti noteranno la persona”.

Come fare a non inciampare e non soltanto per colpa dei tacchi? Prima o poi parlerò del DRESS-CODE… (abbigliamento consigliato)

Teresa d.

IL LUSSO E LA SEMPLICITA’ – BOSTON E…

May 21, 2011

“Viaggiare è come sognare”. Solo che non tutti al risveglio ricordano qualcosa, mentre ognuno conserva la memoria della meta da cui è tornato:

BOSTON, ma soprattutto BLACKSBURG, dove si respira cultura e dove il lusso è la semplicità.

Sono andata Negli Stati Uniti per motivi di “occasioni”, nel senso che non potevo mancare a una festa. E speravo di fotografare per voi il look-street degli americani che oltre ad essere sempre molto  pratico e informale, nei cambi di stagione è così tanto variegato, nel senso che riescono a mescolare con disinvoltura capi estivi e invernali. Le signore bostoniane amano camminare nei loro stupendi parchi con scarpe comode e pantaloni larghi, borsa a tracolla e niente fronzoli, E non si fanno problemi se devono entrare nella stupenda marmorea Public Library o salire allo Skywalk del Prudencial Tower per fare una sosta culturale o una pausa caffè. Oppure inoltrarsi nella galleria ramificata al Prudential Center per curiosare tra negozi vari e negozi di lusso.

O magari entrare in una galleria d’arte della bellissima Newbury Street. Infradito anche con temperature invernali portati con maglioni di lana dai tanti giovani che animano la città delle università (più di 50), e anche se piove. Ma in America anche questa è una forma di libertà. Per chi ama lo shopping a prezzi eccezionali, nella centralissima Washington Street sl civico 426 c’è il centro commerciale FILENE’S dove nel seminterrato c’è il più grande negozio di saldi del mondo. I bostoniani lo chiamano The Basement o Filenes Basement. Ma anche lì le Wolford, che prezzi!

Ho trovato tutto un po caro, ma sono abituata ai prezzi all’ingrosso. Boston comunque ha un qualcosa per tutti, Sede di importanti università, di squadre sportive, ristoranti, musei, luoghi storici. Animata da studenti di tutte le nazionalità e interessi diversi la città è intrisa di cultura e vi si respira un’atmosfera intellettuale.

Come anche a Blacksburg, in Virginia, un piccolo centro tra verdissine colline ruscelli e valli dove la numerosa presenza di giovani studenti dell’università del Virgina Tech rende il luogo popolato e vivace. Ambienti casual come amano gli americani, caffè sempre pieni di studenti in jeans maglietta e sneakers, che stanno al computer con l’enorme bicchiere porta caffè con coperchio e cannuccia che sorseggiano mentre studiano. Solo di sera le ragazze invadono i locali con abitini modaioli e tacchi vertiginosi. Anche i più studiosi si concedono un drink servito in enormi bicchieri.

Cambiare luogo fisico è cambiare stato mentale. Ho apprezzato le stupende case in mattoncini rossi stile inglese nella zona residenziale di Beacon Hill, lo spazio fiorito e curato davanti a tutte le abitazioni, i grattacieli lucenti che si ergono maestosi affacciati sulle case basse, le passeggiate all’Esplanade sul Charles River, nelle strade di Back Bay e al Boston Common, la cultura scientifica che si respira nelle prestigiose università del Mit, di Harvard e del Virginia Tech.

Ho ammirato il fascino del vecchio mondo e il nuovo che inesorabile avanza nelle città americane. Quì il lusso è la cultura del fare e della semplicità. Ci andrei a vivere da subito.

Teresa d.

GRADUATE – COME CAVALIERI E DAME

May 19, 2011

…o come l’incoronazione dei Re!

13 maggio 2011 –  Blacksburg (VA) – Al Virginia Tech – GRADUATION DAY

Il rettore entra con la sua corte di cerimonieri e di ospiti. Il corteo è preceduto da un drappello che espone le effige dell’Università, dello Stato della Virginia e degli Stati Uniti. Musica dal vivo che intona l’inno,  fanfara che accompagna la bandiera a stelle e strisce, fotografi ufficiali, schermi non troppo giganti nei due lati del palazzetto dello sport e traduttori della lingua dei segni. Grande attenzione e partecipazione di tutti. Durante questo rituale viene ufficialmente riconosciuto il titolo di “DOCTOR OF PHILOSOPHY”, titolo accademico post-laurea.  Cerimonia formale ma non troppo per conferire agli studenti meritevoli il prestigioso titolo. Presenti i presidi di facoltà, i professori degli studenti dottoranti e ospiti vari che riportano la loro esperienza di persone inserite nel mondo del lavoro. Tutti nei loro costumi simbolici un po medievali. I coinvolti nel cerimoniale vestono una toga nera (gown in inglese). indumento simbolo del sapere accademico, con strisce di velluto o di seta del colore dell’università e della facoltà , e il famoso “Tocco”, cappello nero quadro con tanto di fiocco-nappina che pende dal lato sinistro. Discorso introduttivo e poi gli studenti vengono chiamati ad uno ad uno con i loro professori che li incorona “Dottore” mettendo una stola intorno al collo. Stretta di mano e congratulazioni ricevute, poi la foto ufficiale e di nuovo al proprio posto nella platea che è tutta per loro. Gli spalti gremiti da parenti e amici che rendono onore ai neo-dottori. E’ un momento speciale per l’Università, gli studenti e le loro famiglie. Istanti di felicità perfetta anche per noi.

CERIMONIALE – PRASSI – PROTOCOLLO – RETORICA?

No, è disciplina e elogio di sè. E’ un momento in cui deve prevalere l’emozione e l’entusiasmo. Negli Stati Uniti la cultura ha un valore e un merito e questa è un’occasione per celebrare studenti meritevoli. Il messaggio è il dovere di ognuno di trasmettere il sapere con passione per rendere onore alla conoscenza.

A tutti l’augurio di accogliere con consapevolezza le sfide e le opportunità degli impegni futuri.

“Prima di muovere il mondo muovi te stesso”. Ma a voi è inutile ricordarlo…

CONGRATULATIONS!

Teresa d.

BOHO STYLE e BOHO CHIC

May 7, 2011

Non nasce dal non so che  mettere,  non so dove andare o non so che fare e allora…

BHOOOOOOO!

Ma no, lo stile “BOHO”, che deriva da Bhoèmien, è  un modo di vestire volutamente senza schemi, un miscuglio di romantico casual ed elegante. Un equilibrio tra trasandato e chic. E’ una moda che deriva dallo stile Hippy con dettagli etno e un qualcosa di chic.  Un sottile mix di lusso e vintage, di raffinato e comodo. Bisogna essere esteti e teorici del bello insolito per essere boho style. Un pò vanitosi e un pò vittime della moda, molto fantasiosi e tanto desiderosi di unicità e originalità. Attenti solo a non diventare punk o grunge, o decay o un po dandy, o semplicemente sciatti. Va bene l’assoluta casualità ma evitare il ridicolo.

Se non si eccede con la stravaganza, se non si scade nel trasandato, è uno stile che mi piace molto.

 

E un pò mi appartiene. Sono spesso tentata dal fare abbinamenti insoliti, dal portare le gonne come top, dal mettere a tracolla una borsetta gioiello o un tacco alto con la tuta. Mi diverte e mi ispira mettere insieme capi insoliti. Lo stile è un qualcosa che ha a che fare con il nostro gusto personale, il nostro modo di essere sobri ed essenziali oppure eccentrici e tendenti alla moda. Non saprei se ad influenzare uno stile è la moda, la tv o semplicemente la gente per strada. Preferisco pensare che tutto nasce dalle esigenze di ognuno, dalla voglia di osare o meno, e dall’occasione che viviamo. In fondo cedere alle tentazioni, e che siano lecite, è l’unico modo di liberarsene. Nel nostro caso basta ricordare che “la moda passa, lo stile resta”.

E lo stile è dato anche dalla capacità di ognuno di “essere” e non solo di apparire.

Teresa d.

( assente per un pò e speriamo con belle novità dagli USA )

1° MAGGIO 2011 – ROMA PER IL PAPA E PER IL LAVORO

May 1, 2011

A Roma il popolo di Carol Wojtyla, il Papa dichiarato Beato. Il 22 ottobre la festa a lui dedicata.

Nei suoi 27 anni di Papa c’è il cuore della sua rivoluzione religiosa e politica. La forza di un guerriero e la lotta di un Pontefice nel suo tentativo di portare Gesù all’uomo contemporaneo. Non abbiamo nulla da correggerti Santità, solo da eseguire un invito:  “Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo”. Tu sapevi che il lavoro tenace supera ogni ostacolo.

Anche il popolo dei lavoratori ha invaso oggi la capitale rendendola una giornata di lotta e di festa.

Il 1° maggio nasce il 20 luglio del 1889. In quel giorno gli operai di tutto il mondo lasceranno il lavoro per ricordare ai loro padroni i propri diritti. Oggi urge ricordare che ” la Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto”. Lo scopo del lavoro è anche guadagnarsi il tempo libero.  Ma abbiamo esagerato, ora abbiamo “solo” tempo libero. “Corriggeremo” gli errori?

Teresa d.

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