Archive for May 29, 2019

ANTER – NOI VENDITORI DI PERIFERIA…

May 29, 2019

Cava dè Tirreni, 29 maggio 2019

NOI NON SIAMO LA PARODIA DELLA MODA,

SIAMO QUELLI CHE STANNO OLTRE I SOLITI PASSI,

QUELLI CHE SI DEVONO INVENTARE DI PIU’.

Anter-immagine di un evento moda.

Noi dobbiamo creare occasioni, offrire prodotti allettanti, impegnarci di più per attirare attenzione, inventare strategie per sperare di avere un pubblico incuriosito dai capi in vendita. Noi siamo quelli che arredano le città anche nelle strade secondarie, quelli che vogliono portare il bello anche in periferia, quelli che anche dietro l’angolo di una strada principale offrono vetrine che catturano sguardi, quelli che invitano a deviare il percorso abituale per scoprire bellezze nascoste. Siamo un mondo di lavoro fatto di accoglienza, siamo una categoria spesso dimenticata, e siamo un grande valore economico pur lavorando dietro le quinte delle strade principali delle città e cittadine del mondo.

Anter-vetrina.

SAREMO SEMPRE IMMENSAMENTE RICONOSCENTI

VERSO TUTTI COLORO CHE DEVIANDO IL PERCORSO ABITUALE

RAGGIUNGONO I NOSTRI NEGOZI

 

Teresa d. – Bello questo crocevia di volti curiosi, di mani che toccano, un via-vai di gente che voltaggia e domanda. Da Anter è così…

ANTER-E’ ANDATA COSI’

May 12, 2019

Cava dè Tirreni, 12 maggio 2019

BREVE STORIA DI UN’IMPRESA DI FAMIGLIA

ANTER SONO LE INIZIALI DI DUE NOMI

ANT-Antonio – TER-Teresa

( quella T centrale che ci unisce e si separa, è l’iniziale di Tonino e Teresa )

DUE NOMI,

DUE CHE HANNO FUSO LAVORO E VITA PRIVATA

dando vita ad un’attività nel campo del commercio di abbigliamento.

Nessuna differenza tra vita e lavoro.

LA FINE DELLA STORIA LAVORATIVA PARE ESSERE ANCHE LA FINE DI TUTTO IL RESTO.

Anter-due nomi e tanto altro ancora.

Credo che se non avessi incontrato Antonio, la prima parte di ANTER, non avrei fatto questo lavoro. E sai che noia. Perchè qui la fantasia è al massimo, il dinamismo è alla base di tutto, la voglia di futuro sta tutta nel mondo della moda. E se mi sono innamorata di un lavoro così creativo, forse è perchè un pò mi assomiglia, e perchè genera quella sensazione di piacevolezza che ho cercato di portare tra la gente, e che spero aver  trasmesso a tutti coloro che ci hanno incontrato in questo angolo di mondo in cui per circa quarant’anni abbiamo mostrato abiti. Abbiamo spiegato la moda senza parlare una lingua astrusa, che annoia tutti quelli che dalla moda cercano l’essenziale perchè “tanto i vestiti sono solo per vestire”. Siccome ogni lavoro ha un luogo, siamo partiti da una via, dei muri, delle porte, delle stanze, dei tavoli, tubolari per appenderia, un’insegna, e poi le persone, noi due, e piano piano, uno alla volta, hanno trovato casa nell’open-space quei ragazzini amici di cortile che volentieri davano una mano a sistemare i capi. Sono i nostri collaboratori, diventati uomini e lavoratori esemplari, impegnati, corretti, puntuali. Siamo l’anima di questo lavoro.

Altro che Festa del lavoro, qui il lavoro era una festa.

(E non mi dilungo, poichè ho già detto tanto in “Fili”, il mio primo libro).

Ma le cose non restano uguali per tutta la vita, tutto si trasforma, cambiano le situazioni intorno a noi, cambiano le persone, cambiano le regole, tutte le cose hanno anche una fine, e ora ci ritroviamo compagni dello stesso trauma e della stessa necessità di cambiamento. Chiudere in questi anni di precarietà, frastuono, improvvisazione, immagini a raffiche e parole al vuoto, mi da la sensazione di vivere una sconfitta totale. E’ come se non fossi stata capace di difendere la nazione dalle ingiustizie e dalla corruzione, di non aver saputo proteggere la nostra categoria dall’arrivo trionfale della bruttezza, di non aver trovato la formula vincente per la soluzione dei problemi. Come se non sapessi rialzarmi da una caduta. E nel nostro mestiere è un attimo il cadere per sempre. Urge quindi questo ultimo atto, questo coraggio di vendita di liquidazione che è come svuotare casa dal troppo accumulato ma che non è vecchiume. E devo dire che dopo un primo momento di smarrimento, ho compreso che questa soluzione si sta rivelando ideale. E poi, sto rivedendo tutti voi, nostri clienti affezionati, tutti presenti, tutti a chiedere del perchè di questa decisione, tutti un pò smarriti come noi. Ci uniscono molte ore di parole di moda e di “come mi sta”, di sguardi severi allo specchio e di “quanto siamo impietose noi donne verso noi stesse”. Rivedendo il negozio affollato, stiamo rivivendo la frenesia del passato, riscoprendo il piacere di essere utili. I luoghi hanno bisogno di vita, non solo del respiro di chi li abita, un luogo di lavoro come il nostro ha bisogno di voi e di desideri di qualcosa di nuovo. Ritrovarvi tutti insieme così numerosi sembra un appuntamento per la festa, ma è un addio. Guardo una costruzione che pareva maestosa, non tanto nel luogo, quanto nelle infinite relazioni che abbiamo stabilito, e la vedo in rovina. Sono a una festa e a un funerale.

Tutti gli abiti che ho accontato.

Avrò tutti questi istanti stampati nella vita.

Ringrazio Antonio, mio marito, che mi ha voluto al suo fianco e mi ha trasmesso l’amore per un mestiere.

Gli sono infinitamente grata per l’uomo corretto che è sempre stato.

Ringrazio i miei collaboratori,

soprattutto Felice, il braccio destro, per i chilometri di strada dietro a un clacson, senza badare a orari,

una vita dedicata all’azienda.

Siamo stati compagni leali e abbiamo condiviso molto di noi.

Ma fino al 04 di agosto avrò ancora da dire…

 

Teresa d. – Io la vita la vivo e la scrivo.

 

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