ANTER – COSA NE SARA’ DI NOI SE IL COVID19 CI HA COSTRETTI IN UNA ZONA GRIGIA

Milano, 23 aprile 2020

E UN PO’ NOI DI ANTER LO ERAVAMO GIA’.

LA VENDITA DI LIQUIDAZIONE DEL MAGGIO SCORSO E’ STATA L’INIZIO DELLA FINE.

A DUE MESI DALL’ALBA DELL’EMERGENZA VIRUS IN ITALIA,

SIAMO ANCORA COME IN UN LIMBO

CON LA BRUTTA SENSAZIONE CHE IL TEMPO SI SIA RIVOLTATO CONTRO GLI UMANI

Da molti anni la scienza di fronte a un nuovo virus ha una sola risposta immediata: evitare il contatto. La parola d’ordine quindi è sempre la stessa: restare a casa. Ognuno nei propri confini di pareti, stanze, divani, balconi, terrazzi, giardini, in uno spazio sacro tra mente mani fatica. Ma non siamo isolati, la tecnologia si è insediata in ogni casa con i suoi giga e con i suoi veloci cavi di connessione ci permette contatti virtuali ai quali molti erano già abituati. In questa prova di semi-clausura ognuno si organizza come può o come deve. Chi può lavora da casa, anche la scuola e la chiesa, e le lezioni di fisioterapia, grazie alla tecnologia, sono entrate nelle case, per mantenere vivi il bisogno di educare e di confortare, per cercare di sperimentare nuovi modi di lavorare.  E intanto conviviamo con un insolito vocabolario dove le parole pandemia, contagio, emergenza, sicurezza, distanza, contatto, guanti, sanificazione, tampone, test, mascherina, quella FFP2-FFP3-e poi lavabili, chirurgiche, a norma…, e poi indumenti chirurgici, igienizzante, respiratori, ossigeno, ricerca, regola, terapia intensiva, protocollo operativo, fase 1, fase 2, picco, smart-working, grafico delle possibilità, virologia, pre-triage, ospedali da campo, residenze per anziani, crisi, aiuti, BCE, Mes, corona bond, parole che risuonano come musica doverosa da ascoltare. Intanto che siamo immersi in questa condizione particolare, e non sappiamo se difenderci dal virus o dalla gestione politica del tutto, oltre a impiegare bene il tempo e a sviluppare creatività e spirito di adattamento, chiedendoci cosa sarà di noi tolte le mascherine di sicurezza, come ci attenderanno le città che ora sembrano di cristallo, se ritorneranno ad essere palude che inghiotte, se l’epoca del virus potrebbe coincidere con una nuova etica del vivere. Abbiamo sempre voglia di renderci migliori, poi sviluppiamo solo capacità di amare il dio denaro. Pensiamoci, quando siamo inclini ad appoggiare complotti, macchinazioni, egoismi, scelte opportunistiche. Opero in campo economico, so delle difficoltà che hanno le imprese e gli imprenditori, so della poca attenzione dello stato nei nostri confronti, come nei confronti della maggioranza del popolo, perchè ci vedono come mucche da mungere, siamo solo soggetti economici che devono pagare le tasse, che è giusto pagare se solo fossero eque e non si uniformassero all’usura, uno stato che non è capace di far rispettare le regole, che ci rende tutti evasori, peccatori, per poi costringerci a ricorrere alla redenzione, ai condoni, alle rateizzazioni, ai prestiti bancari dove molti di loro sono azionisti delle stesse banche che erogano a caro prezzo. Un sistema marcio che mi ha sempre indignata, e lo confesso, fossi stata io da sola nella gestione del mio negozio, non avrei sopportato per così tanti anni. Non meritano il mio impegno e la mia dedizione in un’attività privata nel campo della vendita di abiti dove ho cercato di portare non solo l’eleganza del vestire ma anche della buona educazione e del rispetto del prossimo, oltre che la bellezza del libero pensiero.

Perle di saggezza o parole di speranza?

COSA NE SARA’ DI ANTER DOPO QUESTA PANDEMIA?

ANCORA NON LO SO. CI STIAMO PENSANDO. E SIAMO DISTANTI.

SEGUIAMO REGOLE E REGOLAMENTI, PROPOSTE DI DATE, DI AIUTI, DI RIPRESA.

E intanto mi chiedo quante persone avranno bisogno di noi e dei nostri abiti dopo che questo momento tragico ha costretto ad annullare ogni evento pubblico e privato. Dopo che passeggiare non è più qualcosa di mistico e rilassante, che fare jogging potrebbe essere pericoloso e mangiare una pizza in pizzeria ancora di più, se sarà meglio restare a casa, se il corpo non è più corpo ma contagio.

Teresa d. – Su carta mi esprimo taciturna, e prendo un po’ di forza…

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