VI RACCONTO QUELLA GIORNATA – E’ FATTA DI POESIA E DI PENSIERI

Cava dè Tirreni, 20 agosto 2019

HO CUSTODITO PER QUALCHE MOTIVO QUELLA GIORNATA,

VE LA RACCONTO, E’ FATTA DI PENSIERI.


Una domenica di luglio, ho voglia di riposare, niente mare che di solito adoro, ho voglia di niente, il mio terrazzo è perfetto per momenti così. Ho un libro e un caffè, ma mi metto a pensare. Non sono malinconica, mi piace pensare. Vi assicuro che se è mia quella lacrima ride anche se non c’è nulla da ridere e ho sempre qualcosa di scombinato al momento sbagliato, un ricciolo fuori posto, una giacca troppo corta, una scarpa fuori moda, un bavero largo, la mente confusa. Chissà perchè con la vecchiaia il corpo non risponde alla velocità della mente e io non ho tanto tempo e ho sempre cose arretrate da fare. E chissà perchè con l’età l’infanzia precipita addosso. Vedo i giochi di una bimba con talento di cucito, il suo afferrare, toccare, capire prima della parola, e poi crescere, cucire, assemblare, studiare, intrecciare vite, storie, clienti, destini e il male, problema ingombrante della vita, lo subiamo e lo compiamo, e adesso la tristezza di essere uomini e donne demoralizzati, privi di un pensiero morale, senza coscienza del bene e del male, in lotta tra furbizia e giustizia, tra abusi di potere e naufragi esistenziali, crisi economica e povertà. Io vengo da una famiglia lavoratrice ai confini della città, a casa mia non c’erano libri ma c’era affetto, pudore, umiltà, onestà. Ho conosciuto la modestia ma non la povertà. Vorrei per ogni cosa forza nuova, dilatare momenti inafferrabili, sapere cose che nessuno sa, ricordare cosa c’è dietro il primo passo, dimenticare ciò che sto per lasciare, dirottare ogni pensiero al bene comune, illuminare il mondo di serenità. Chi getta i semi al vento farà fiorire il cielo, ci devo provare. Ma adesso, devo fare niente.

Poesia

Devo fare niente

 

Forse ho sognato basso

non posso più planare

oppure ho smesso troppo presto di sognare

non so quale delle due, meglio non sapere

adesso devo incollare macerie di futuro

scordare il laboratorio di gentilezza

il colpo d’occhio sull’ultima bellezza

sugli abiti che non ho mai indossato

su quelli che non ho mai voluto

adesso devo fare niente

richiede impegno, mi devo concentrare

provoca assuefazione il fare niente,

meglio smettere lentamente

siedo piano, le mani incollate al viso e lo sostengo

la mia malinconia cozza con l’allegria del sole

domenica limpida, tutti saranno al mare

dove il pensare si scontra col calore

io ho la sedia qui, sulla solita terrazza senza fiori

negli occhi le onde spumeggianti dei miei ieri

racchiudo il segreto di un disegno dentro un sorriso amaro

poi stufa di intristirmi, contemplo muta

l’immagine riflessa dentro il vetro

la tenda mossa dal vento

prende la forma di un caftano in lino

si gonfia, gioca a nascondere un pezzo di paesaggio

mi specchio in quel quadro che muove vita

la montagna respira di verde alle mie spalle,

ospita scacchi di case colorate con le finestre chiuse

fili di panni stesi e buganvillee rosate inerpicate

tutto come le stampe guasch

o quei disegni impressionisti sui vestiti

il giornale di stile che spiegava l’arte da indossare

la mia tunica bianca sulle gambe incrociate

ha il lembo ricamato e si solleva ai calci ripetuti

si specchiano nei miei occhi tutti gli abiti che ho raccontato,

dai monacali a quelli più scollati

ma adesso il niente aspetta, devo andare.

 

Teresa d. – luglio 2019

 

Teresa d. – Si, spesso mi accade, anzi, mi accade ogni giorno di pensare…

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